
Milano, classe 1990. Da bambina pensava a come organizzare il…
Si sa che la notte degli Oscar non avrebbe lo stesso sapore senza la giusta dose di scandalo, che quest’anno ha sicuramente raggiunto il culmine con lo scambio di buste nella categoria Miglior Film, ma che aveva già dato qualche assaggio con la nomination – e in seguito con la vittoria – di Casey Affleck come Miglior Attore Protagonista (per Manchester by the Sea). L’attore, fratello minore del più famoso Ben, ha infatti qualche scheletro nell’armadio che ha suscitato non poche polemiche.
LE CAUSE
Nel 2010, durante le riprese del mockumentary I’m Still Here! (diretto da Casey Affleck e interpretato da suo cognato Joaquin Phoenix), l’attore viene accusato di molestie sessuali da due donne della crew: la produttrice Amanda White e la direttrice della fotografia Magdalena Gorka.
White riferisce che Casey ha assunto comportamenti apertamente maschilisti, si è riferito alle donne col termine “cows” (vacche), si è vantato delle sue performance sessuali con dovizia di particolari, ha spronato gli uomini della troupe a mostrarle il pene “per scherzo” e, in un’occasione, dopo aver scoperto la sua età, le ha suggerito di accoppiarsi con qualcuno perché «Isn’t it about time you get pregnant?» (“Non è ora di rimanere incinta?”, ndt).
Tra i numerosi tentativi di avances, racconta anche di essere stata strattonata e minacciata da Affleck per essersi rifiutata di dividere una camera d’albergo con lui.
Nello stesso periodo, anche Gorka lo denuncia con accuse simili, talmente sgradite da indurla ad abbandonare le riprese. Oltre alle continue battute a sfondo sessuale e alle provocazioni che hanno reso questa esperienza a suo dire «…the most traumatizing of my life!», Gorka racconta che, in un’occasione in cui la troupe si è fermata per la notte in casa di Affleck per non andare in albergo, l’attore le avrebbe lasciato la propria camera da letto e che, al suo risveglio nel cuore della notte, di aver trovato Affleck, che dormiva in mutande rannicchiato contro di lei, a cingerla con un braccio e con il viso talmente vicino al suo da riuscire a sentirne il fiato puzzare di alcool.
Aggiunge, inoltre, che alla richiesta di Gorka di andarsene immediatamente, l’attore ha risposto sbattendo la porta con rabbia.
Le due donne sono state risarcite e il caso è stato archiviato per insufficienza di prove.
LA POLEMICA
La vicenda è riemersa quasi sette anni dopo, proprio con la candidatura di Affleck agli Oscar, e la comunità di Hollywood si è divisa sul web.
L’attrice Constance Wu si è sfogata su Twitter con un lungo post:
«Sì, non sta concorrendo alla carica di Presidente. Concorre per un premio che onora un’arte il cui scopo è esaminare la dignità dell’esperienza umana, e le giovani donne sono profondamente umane. L’assenza di premi non sminuisce una grande performance, che questa sia sulla carta stampata, o – com’è stato – sullo schermo… e l’opportunità di aver recitato in questo ruolo è un onore incredibile di per sé. Ma le scelte che fa un comitato di premiazione aumentano la dignità di un premio e mettono in luce lo scopo che la nostra arte onora. Dimostra la consapevolezza che le forse involontarie omissioni passate della suddetta commissione potrebbero essere state dannose, e il suo rispetto e dignità nel voler imparare dai propri errori, non ripeterli e non usarli come una scusa per rinforzare il disgustoso – e spesso nascosto – maltrattamento che quest’industria riserva alle donne. L’arte non esiste per ricevere premi, ma i premi esistono per onorare tutto quello che l’arte cerca di compiere nella nostra vita. Quindi il contesto è importante. Perché recitando, la vita umana è importante. È la ragione per cui l’arte esiste. So che è solo un premio, ma penso di aver perseguito questa carriera non per i premi, ma perché il trattamento della vita umana mi sta a cuore. Quindi faccio sentire la mia voce.»
Subito si sono scatenate le reazioni indignate di moltissimi altri utenti secondo i quali Affleck non meriterebbe questo onore, e secondo cui l’Academy dovrebbe prendere provvedimenti contro queste persone anziché diventare complice del perdono facile che spesso si concede alle celebrità.
Durante la cerimonia di premiazione, inoltre, Brie Larson, vincitrice del premio come Miglior Attrice Protagonista nel 2016, cui per tradizione spettava il dovere di annunciare il fatidico «The winner is», non ha nascosto il suo dissenso.
L’attrice vinse l’anno scorso per il suo ruolo nel film Room (ispirato al caso Fritzl), in cui interpretava una donna sequestrata e violentata per sette anni; forse anche per questo la sua espressione e il suo rifiuto di applaudire Affleck sono stati interpretati come una forte presa di posizione a favore delle vittime di violenza.
L’ARTE E LA VITA
Non è la prima volta che Hollywood passa sopra alle storie burrascose dei suoi artisti: Woody Allen fu accusato di abusi sessuali da parte della figlia adottiva; Roman Polanski fu accusato di stupro; Mel Gibson avrebbe pronunciato frasi razziste e avrebbe picchiato la sua ex…
Insomma, il caso di Casey non è il primo e probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo. Tutto lo scalpore e la polemica, che si sono creati tra chi sostiene che un molestatore non meriti una tale onorificenza e chi ritiene ingiusto e discriminatorio “fargliela pagare” per un evento passato per cui non è nemmeno stato condannato, mi ha fatto sorgere un quesito: è corretto giudicare una performance artistica facendosi influenzare da un episodio di vita personale?
L’epilogo di questa storia, secondo me, è da ricercare proprio nelle istituzioni che conferiscono questo tipo di premi, perché ad esse spetterebbe anche il compito di portare avanti ideali etici e morali, e non solo il meglio del cinema. Se l’Academy continua a premiare personaggi controversi attorno ai quali si creano polemiche infinite, in che modo si può uscire dal circolo vizioso per cui troppo spesso l’arte e la fama giustificano azioni riprovevoli?
Personalmente sono convinta che dipenda dal singolo caso. In questo, per esempio, è possibile che Casey Affleck abbia delle ombre nel suo passato, ma penso anche che se non sia stato condannato ci saranno delle ragioni, ed è giusto lasciargli il beneficio del dubbio. Ad ogni modo, qui si giudica la sua performance di attore, non la sua vita personale.
E voi cosa ne pensate?
Se doveste conferire un premio del genere, giudichereste qualcuno per le sue azioni passate o per quelle artistiche?

Milano, classe 1990. Da bambina pensava a come organizzare il suo compleanno con 6 mesi di anticipo, ora fa la stessa cosa per gli eventi di Bossy. Nerd con una grave fissa per Star Wars, gattara senza speranza, la montagna e i boschi sono il suo habitat naturale.
Se davvero quei premi si basassero sul talento e non su chi ha pagato di più, allora forse smetterebbero di premiare alcuni attori o registi che commettono queste azioni, dato che di base sarebbe un premio sulla meritocrazia e con un minimo di dignità. Purtroppo si paga e lo prendono cani e porci.
l’Oscar non è il Nobel per la Pace (anche quel premio èstato dato a gente discutibile ma lasciamo stare), non deve premiare gli esseri umani migliori ma gli attori e le attrici migliori, se l’uomo (o la donna) più spregevole del mondo fa una performance attoriale notevole merita di concorrere per il premio ed eventualmente di vincere. Brie Larson aveva il diritto di non applaudire, Casey Affleck aveva il diritto di vincere il premio. E forse dovremmo vedere attori e attrici di hollywood come degli esseri umani con un grande talento ma sempre esseri umani che come tali possono essere buoni, meravigliosi, gentili ma anche spregevoli e stronzi nella loro vita provata senza che questo infici il loro talento
non credo che l’industria cinematografica sia peggiore di altre per quanto riguarda la condizione femminile