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Filler Women Edition: l’arte punk e DIY in un’edizione tutta al femminile

Filler Women Edition: l’arte punk e DIY in un’edizione tutta al femminile

Il 7 aprile, dalle 10 alle 21, in Santeria Social Club a Milano, torna Filler, la convention italiana a ingresso rigorosamente gratuito dedicata all’illustrazione, alla grafica e all’arte underground punk, skate, DIY (Do It Yourself – fai da te), e lo fa con una nona edizione interamente al femminile che vedrà protagoniste 26 artiste con stand espositivi e mostre personali, performance artistiche dal vivo e workshop.

Nelle passate edizioni di Filler – un appuntamento organizzato da Thunderbeard con la collaborazione di Three Mothers, oramai irrinunciabile per tutti gli amanti dell’arte underground, dell’illustrazione e della grafica fai da te d’ispirazione punk – le artiste sono sempre state attive e presenti, ma in numero inferiore rispetto ai colleghi maschi: gli organizzatori hanno quindi ritenuto importante riconoscere il merito a tutte le numerose artiste che in questi quattro anni hanno realizzato e proposto per l’occasione magnifiche opere, esprimendo immenso talento in un contesto che, forse erroneamente, viene spesso considerato una prerogativa maschile.

Di questa scelta, di cos’è il DIY e di cosa ci aspetta il 7 aprile, ci hanno parlato Dario Dr.Pepper Maggiore e Alessandra De Lorenzo (Filler Brigade)

Valeria: Quando è nato Filler? Con quali obiettivi? Cos’è possibile trovare ad una vostra convention?

Dario Dr.Pepper Maggiore: L’idea di organizzare Filler è venuta in mente a me e l’ho subito proposto ad Ale Gansi, il mio socio in Thunderbeard, nell’estate del 2014 durante un mercatino/evento. Eravamo un po’ tagliati fuori in un certo senso. Le cose che producevamo avevano un tiro punk molto diverso da quello degli altri espositori, così come la nostra attitudine e il nostro background. Non che questo sia mai stato veramente un problema, anzi, ma è stato un po’ il motivo che mi ha dato l’input per iniziare questo progetto. Abbiamo quindi deciso di dedicare un intero evento ad artisti/autoproduttori appartenenti – o molto vicini – al circuito punk-hardcore/skate, così da poter proporre ai visitatori una serie di lavori capaci di raccontare questa nicchia florida di creatività che affonda le radici nella cultura DIY. Oltre a valorizzare gli artisti stessi in un contesto più commerciale, seppur più ruvidi e talvolta aggressivi.

V: Cosa significa essere legati e basarsi, in concreto, sulla cultura DIY nel 2019? Che caratteristiche hanno gli artisti che coinvolgete? Come avviene lo scouting?
E per quanto riguarda il circuito underground in opposizione al mainstream, quanto il primo è la fucina del secondo in ambito illustrazione/design? Ci sono artisti che avete avuto in cartellone e che hanno fatto il salto dall’altra parte?
Alessandra De Lorenzo: Per quanto mi riguarda è dall’età di 12 anni che sono a contatto con la “cultura punk” di cui il DIY è un valore basilare. L’attitudine che mira all’autoproduzione in quanto espressione dell’“Io” senza l’aiuto di intermediari che possano modificare il messaggio è parte di tutti noi partecipanti a Filler ed è una modalità cognitiva/comportamentale che non scade con gli anni: noi la consideriamo essere ugualmente importante nell’era digitale che stiamo vivendo nella quale molto spesso vige la fruizione di messaggi standardizzati, privi di tratti distintivi e specifici. Personalmente, è un concetto che ho fatto mio nel momento in cui questo si è andato ad accostare all’interesse per il disegno e la musica. Io e molti altri a Filler non facciamo dell’illustrazione il nostro “lavoro”: è una passione che coltiviamo e che portiamo avanti con i mezzi a nostra disposizione, che continuiamo a investire nella misura in cui ci porta del godimento, soddisfazione, divertimento. Altri, invece, sono riusciti a trasformare questo interesse nella loro fonte primaria di sostentamento (laboratori di serigrafia, pubblicazione di graphic novel, illustrazioni per testate, ecc). La fauna di Filler è sempre molto variegata, ma viaggiamo tutti in sincronia: le radici di ciascuno affondano, guarda caso, nella cultura underground che ognuno di noi ha declinato in svariate modalità. Per ciò che concerne lo scouting, cerchiamo di diversificare la line-up a ogni edizione chiamando sempre artisti/e nuovi/e sia dall’estero che dall’Italia. Andiamo molto di pancia in base alle nostre propensioni e preferenze del momento (nonché la disponibilità stessa dei soggetti ai quali ci rivolgiamo): c’è sempre comunque un dialogo tra tutti noi del collettivo.

Dario: Uno dei primi obiettivi di Filler è sempre stato quello di presentare in maniera professionale degli artisti amatoriali abituati a esporre in situazioni apparentemente non all’altezza della loro “professionalità”. L’idea quindi era di proporre una convention e non un mercatino indirizzato anche a figure del settore più “mainstream” come agenzie di comunicazione, brand adv o semplicemente appassionati in cerca di collaborazioni. Tempo un paio di edizioni e Filler è arrivato anche a loro e – non so se sia stato merito di Filler – è stato bello vedere ragazzi come Alessio Rotulo, Giulia Brachi, Johnny Cobalto, Gozer Visions o Stay Dirty per dirne alcuni, collaborare con importanti brand a livello nazionale e mondiale.

V: Perché avete deciso di dedicare un’edizione interamente alle donne? Erano già in “line-up” nelle edizioni precedenti, giusto?

A: Le line-up precedenti hanno sempre avuto un gruppo misto tuttavia abbiamo ragionato sul fatto che la costante fosse che la componente maschile superava quella femminile, non per scelta ma per caso. Questa edizione è un po’ un “mettersi a pari” con quello che è stato finora: abbiamo deciso che per una volta si poteva dare spazio esclusivamente alle artiste per comunicare il messaggio (tra i tanti) che nel mondo dell’illustrazione DIY anche le donne hanno una loro parte preponderante.

V: Quali sono, se ci sono, le difficoltà che nel contesto in cui operate, una donna può riscontrare e deve affrontare rispetto a un uomo per affermare il proprio talento ed essere considerata?

A: Non dovendomi personalmente confrontare con il mondo del lavoro per ciò che concerne l’illustrazione, non posso dare testimonianza diretta in tal senso. Ad ogni modo la base dalla quale molti di noi partono è sempre stata caratterizzata da dinamiche di inclusività. Soprattutto negli ultimi anni, ci si è fatti più domande e si sono cercate più risposte per quanto riguarda la parità di genere: almeno all’interno del nostro microcosmo si hanno le idee abbastanza chiare a riguardo e mi pare esserci un rispetto reciproco. Al di fuori di esso, la realtà è innegabilmente differente.

V: Credo personalmente che nella cultura, dall’arte alla musica, ci sia bisogno di creare situazioni in cui le donne e le loro produzioni vengano messe sotto ai riflettori, visto che per vari motivi ne stanno/sono lontane e non riescono a emergere come meriterebbero. Spesso però, soprattutto in ambito musicale, quando vengono utilizzate le espressioni al femminile, “women/girls edition”, alcune donne storcono il naso, sottolineando come questo creare e appiccicare etichette fomenti la persistenza di ghetti di genere ed evidenzi la differenza. Avete ricevuto critiche in tal senso?

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A: Non abbiamo ricevuto ancora critiche a riguardo, ma, essendo la mia percezione di femminismo inclusiva (come penso debba essere per sua natura), personalmente ammetto di essermi posta la domanda: c’è davvero bisogno di ghettizzarsi ulteriormente creando un evento che ospiti solo artiste? Mi sono data una risposta che mi ha messo in pace con me stessa, ovvero: alla luce di ciò che è il nostro trascorso/presente storico è bene concentrare ogni tanto l’attenzione sulla questione “donna” e la “non binarietà” dei generi; è bene ritagliarci degli spazi, riunirci, esporre ciò che anche noi siamo in grado di fare senza mediatori. Considero questa edizione di Filler un “plus” del quale sarebbe bene approfittare perché dà la possibilità di creare un momento partecipativo e inclusivo allo stesso tempo: l’evento è di fatti rivolto a tutti/e.

V: Come avete selezionato le artiste che saranno presenti alla Filler Women Edition? Quali settori del DIY rappresentano? Ci segnalate un paio di nomi in particolare da tenere d’occhio e alle quali avvicinarsi il 7 aprile?

A: Abbiamo deciso di richiamare artiste che già avevano dato un contributo alle edizioni passate per farle sentire parte di una realtà ben stabile; e abbiamo inoltre invitato nuove ragazze con le quali siamo venuti in contatto più di recente e che apportano ulteriore vivacità all’evento. I campi di azione sono diversi: produzione di fanzine, oggettistica, miniature, serigrafie, e così via.
Non mi sento di segnalare nessuna in particolare: ognuna di loro ha tratti caratteristici e specifici che starà al pubblico scoprire partecipando all’edizione, magari prendendosi un momento per fare due chiacchiere con ciascuna di loro!

V: Di solito, durante le giornate Filler, sono previsti workshop e attività: anche questa volta ce ne saranno? Ci date qualche anticipazione?

D: Ovviamente sì, ma in misura ridotta rispetto al solito, vista la durata dell’evento. Avremo Paola Paganhate che curerà un interessante contenuto dal titolo “Back from the Stake! Against Fascist Attack!” In pratica è una performance artistica/musicale che racconta di un attentato che ci fu nel 1979 alla sede di Città Radio Futura, la prima radio libera della Capitale che poco prima della diretta di un programma per e condotto da sole donne, una squadra di NAR armati coperti con passamontagna, lanciarono due bombe incendiarie e spararono colpi di mitra colpendo alla pancia una delle donne presenti. Poi però alleggeriamo la tensione con un laboratorio di fanzine tenuto in atelier da La Pipette Noir che allestirà per l’occasione – probabilmente – la più grande Fanzinoteca mai esposta, dove non solo si potrà realizzare la propria fanzine usando il materiale messo a disposizione, ma si potranno consultare centinaia di volumi autoprodotti provenienti da tutto il mondo e donati al progetto nel corso degli anni. Ci saranno inoltre, altre piccole attività che le espositrici proporranno presso il loro stand ma sarà una sorpresa anche per noi!

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  • Questa iniziative femministe come FILLER non solo sono necessarie ma sono OBBLIGATORIEE, siamo ancora all’epoca della caverna! Guardate su wikipedia che percentuale infima di donne ci sono…..non lasciano neanche la Poggiani che è famosa, ha scritto libri https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandra_Poggiani ma cosa dobbiamo fare per stare su wikipedia, buttare la pasta mentre scriviamo un libro sulla post-relatività di Einstein?

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