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I 2 saggi da leggere ora (e in pubblico)
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I 2 saggi da leggere ora (e in pubblico)

Articolo di Parola di Quattrocchi

Adoro i libri spiazzanti, quelli che colgono nel segno e mi chiariscono le idee.

Oggi ne ho ben due, letti e sottolineati con cura l’anno scorso. Si tratta di “Istruzioni per diventare fascisti” di Michela Murgia e “Manuale per ragazze rivoluzionarie” di Giulia Blasi. Due saggi che vi consiglio di leggere, soprattutto in pubblico. Il motivo è semplice: creare interesse di lettura in altre persone. La cosa bella è che entrambi rendono il lavoro molto facile: la copertina fucsia di “Manuale per ragazze rivoluzionarie” attira parecchio l’attenzione e altrettanto fa il titolo provocatorio scelto da Michela Murgia.

In realtà tutto il saggio di Murgia si basa su uno stile narrativo provocatorio. Per parlare del confronto tra fascismo e democrazia, l’autrice ha pensato di sfruttare il punto di vista di chi fascista lo vuole diventare.
Il motivo? Essere fascisti è più facile, viene quasi spontaneo. Basta provare il fascistometro a fine saggio per capire come il fascismo abbia “la fantastica capacità, se non vigiliamo costantemente, di contaminare tutto”. Leggere in treno questo saggio è un po’ come fare shockvertising, come fanno quelle pubblicità create con lo scopo di provocare uno shock nello spettatore, così da attirare ancora di più l’attenzione. In particolare, nella sua versione chiamata “yobbo advertising”, che aiuta a scuotere la sensibilità umana tramite l’immagine oscena e – passatemi il termine – blasfema del tornare a essere fascisti.

Ma cosa significa essere fascisti?

Michela Murgia parafrasa Forrest Gump: “Fascista è chi il fascista fa”. E per fare il fascista non bisogna più perdere tempo a considerare chi la pensa diversamente. Il popolo diventa una sorta di massa indistinta che si riconosce in un unico individuo al vertice, le cui decisioni andranno a intaccare la cultura.

E a proposito di collettività, l’autrice ci parla del concetto di memoria, contrapposto ai ricordi.
I ricordi appartengono al singolo, mentre la memoria è un processo collettivo. Insinuarsi all’interno di questo processo è importante per lo stato fascista, così da poter tramandare la sua verità. E chi ha letto “1984” di George Orwell avrà appena sentito un brivido lungo la schiena.

Michela Murgia, nelle sue argomentazioni provocatorie, dedica una parte del libro anche ai ruoli “naturali” di uomini e donne e alle loro rispettive funzioni. In particolare, la donna come soggetto a sé stante non esiste, esiste solo la madre. La donna viene infatti accusata di avere posto i propri interessi davanti a quelli della comunità e perciò deve essere rimessa nella condizione di “creatura da proteggere”. Non si scorda, comunque, di sottolineare l’importanza di “dare il contentino”, concetto da cui veniamo messe in guardia proprio dal secondo saggio di cui vi voglio parlare oggi: “Manuale per ragazze rivoluzionarie”.

Nel saggio di Giulia Blasi non troviamo lo stesso stile provocatorio di “Istruzioni per diventare fascisti”, anche perché l’obiettivo dell’autrice è quello di spiegare in modo chiaro cos’è il femminismo e come essere femministi nella vita.

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Per farlo Blasi si appoggia alla pop culture, citando serie tv come “The Handmaid’s Tale” (“Il racconto dell’ancella”) o “This is us”. Ma anche “Gone Girl” (libro e film), i classici Disney, Beyoncé e Freeda, definita nel libro come la community social che propone un femminismo comodo che piace a tutti e non provoca.

Devo dire che ho apprezzato molto questo discorso, che ha messo nero su bianco una verità che ho testato sulla mia pelle: il femminismo prima o poi infastidirà qualcuno, perché “chiede cambiamento, non si preoccupa di rassicurare nessuno”.

Ed è proprio questo l’aspetto che mi è piaciuto di più di questi due saggi: il modo in cui le autrici mostrano quanto sia difficile modificare o rompere una tradizione.

Di questi saggi continuerei a parlare ancora per molte altre pagine, da vera fangirl quale sono. Li ho trovati stimolanti e in molti passaggi ho potuto vedere me stessa e la mia quotidianità. Mi auguro siano i primi di una lunga serie e spero davvero vorrete leggerli anche voi. Soprattutto in pubblico.

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