Articolo di Stefano Facheris
È stato bellissimo e vorrei raccontarlo, ma la prima cosa di cui mi rendo conto è di aver vissuto più cose in un solo evento.
È stata un’esperienza sfaccettata e forse solo se riuscirò a descrivere tutte queste prospettive avrò un quadro d’insieme e un racconto.
La prospettiva cattolica
È quella che ha generato la mia partecipazione. Sulla scia del racconto di un padre che negli USA ha partecipato al Pride andando ad abbracciare ragazzi e ragazze, sono partito per scrivere, il 20 giugno, il post che qui riporto:
FREE DAD HUGS
Io sono cattolico e credo in un Dio Padre Misericordioso.
Un Padre accogliente, che accetta o disapprova ma che non giudica, che sa indicare e sa correggere, che sa dirti che hai sbagliato ma che non penserà mai, e mai ti dirà, che SEI sbagliato.
Un Padre che distingue il comportamento dal soggetto, un Padre che mette sempre davanti a tutto te e non quello che fai, giusto o sbagliato che sia.
Un Padre che sa confliggere ma che non ti rifiuta, un Padre che sai che sarà “sempre e per sempre dalla tua stessa parte.” [cit.] Un Padre che ti vuole bene perché per lui tu “sei un valore infinito”.
Mi dicono che molti ragazzi non riescono ad andare al Pride perché i genitori vietano loro di andarci.
(Genitori non vi ricordate di essere stati ragazzi? Quando mai vietare ha prodotto qualcosa di buono dal punto di vista educativo? Non vietare non vuol dire assecondare a prescindere. Vietare e assecondare a prescindere sono due facce della stessa medaglia malata.)
Mi dicono che molti ragazzi vanno al Pride non solo con la disapprovazione dei loro genitori ma sapendo anche di dover pagare un prezzo affettivo al loro ritorno: freddezza, distacco, silenzi, assenza di gesti affettuosi per giorni e giorni.
So che non riuscirò mai nemmeno ad avvicinarmi al cuore del mio Padre Misericordioso, so che non riuscirò mai ad abbracciare con amore infinito e sconfinato, so di non essere capace di accogliere incondizionatamente l’altro.
So di non essere meglio di questi genitori, conosco le mie povertà, ma so che non voglio che un ragazzo o una ragazza che saranno al Pride restino senza un abbraccio da parte di un babbo.
Sarò al Pride di Milano (sabato 29 giugno) se Dio vorrà.
Andrò per abbracciare chi ne sente il bisogno.
So che il mio abbraccio non sostituirà mai quello che servirebbe davvero ma so che posso fare quello che posso.
Mi si chiederà conto di non averlo fatto, tanto o poco che sia.
FREE DAD HUGS.
Cercatemi sotto al carro di Bossy.
Un abbraccio.
Stefano
Io non so bene cosa penso di tutti i modi con cui si manifesta il mondo LGBT+.
Parlo proprio dei comportamenti delle persone, ciò che dicono, che fanno, come si vestono, eccetera.
Qualche volta sono sereno, altre volte sono perplesso, non so se io sono nella ragione o nel torto, so che non posso non sentimi come mi sento.
Mi interrogo sulla mia perplessità, mi chiedo da dove arriva, cosa dice di me; ma me la tengo e vado avanti, pensando che non comprendere non è un buon motivo per condannare, non condividere non è un buon motivo per impedire.
Ad un certo punto del Pride ho incontrato una ragazza con un cartello che diceva: «A te cosa cambia?»
In effetti, mi sono chiesto: a te, Stefano, cosa cambia se due persone dello stesso sesso si amano? Se una persona si innamora di un’altra persona e le è indifferente il genere a cui appartiene la persona amata, a te, Stefano, cosa cambia?
Analogamente non è colpa di quella cosa se non è compatibile con ciò che la tradizione cattolica dice.
Parlo di tradizione perché, come molti non sanno, sul tema non tutte le interpretazioni dei Testi sono concordi…
Persino il Papa (che è tradizionalista per “ruolo”) dice «Chi sono io per giudicare?».
È e resta “contrario” (ovvio che ha un criterio per guardare il mondo) ma si guarda bene dal trasformare una valutazione di un comportamento in un giudizio su una persona.
Detto ciò, io posso anche essere “tradizionalista” e dunque non cambiare opinione, ma perché impedire che un’altra persona possa fare ciò che crede, se l’unico impedimento sono io con le mie (sacrosante ma mie) convinzioni?
E vale per tanti altri argomenti, non solo per l’orientamento sessuale o di genere.
Nel mondo se c’è una categoria di persone discriminate e costantemente in pericolo è proprio quella dei cristiani: milioni nel mondo che rischiano letteralmente la pelle per credere in Gesù Cristo.
Lo so che da una prospettiva italiana potrebbe sembrare diversamente, ma che 245milioni di cristiani (1 su 9) sperimentino alti livelli di persecuzione non lo dico io, lo dice il WorldWatchList, e non mi rallegra affatto il primato.
Non solo non vorrei essere in cima alla classifica ma non vorrei nemmeno che ci fosse una lista del genere.
Se condanniamo queste discriminazioni perché dovremmo noi metterci nei panni degli aguzzini? Perché qui siamo al potere?
Dio ama i propri figli per quello che sono (anche quando, secondo Lui, sbagliano), su questo non ci piove.
Si può essere d’accordo o dissentire da alcuni comportamenti ma non dovrebbe mai essere in discussione il valore della persona.
Questo è IL punto.
Non sono andato al Pride a distinguere, a legittimare, a fare il tradizionalista emancipato che dice «Ti stai sbagliando ma io ti perdono».
Non sono andato a Pride ad abbracciare qualcuno sulla base di un contenuto portato (condiviso o meno).
Sarebbero state opzioni fondate su un contenuto, a partire dal mio, quindi una posizione di potere “UP”.
Sono andato al Pride per ascoltare un bisogno, ho voluto abbracciare chi aveva bisogno di sentirsi accolto per ciò che è, perché a casa sua non lo è.
La prospettiva tattica
Sono consapevole che sto parlando di me, sono sinceramente convinto di non avere il metro universale, ma ho le mie sensazioni e queste posso usare.
Premesso questo sarò sincero, mi aspettavo più “eccessi”, più situazioni “oltraggiose”, più cose per le quali è meglio non portare i bambini (tipo le cene galanti ad Arcore, per capirci).
Dal carro di Bossy ho avuto una bella visuale e devo dire di aver visto fra migliaia di persone non più di una decina di quelli che mi viene da definire come “soggetti discutibili” (ripeto, secondo il mio criterio), ne incontro di più allo stadio o all’Ipermercato.
So che il Pride non deve aderire a una posizione benpensante, la trasgressione è una sua chiave di lettura ed è il giorno durante il quale si rivendicano diritti e libertà di essere. Ma non posso nascondere le mie perplessità.
Ad esempio, quando vedo uno con un cartello che dice «porti aperti, come i nostri culi» e sta camminando con un asciugamano che copre davanti e i fianchi ma lascia visibile il sedere, non posso non chiedermi se queste manifestazioni siano funzionali alla causa.
Ripeto, non ho l’arroganza di dire cosa dovrebbero fare gli altri, mi faccio solo alcune domande.
So di non avere le risposte (la mia sensazione non può essere la risposta), sono quasi certo però che non è utile non farsi le domande.
Però se ogni “manifestazione del proprio essere” avesse pari visibilità io non mi porrei il problema.
Se avessi visto, nelle foto riportare sui giornali, rappresentate tutte le “sfumature” presenti non porrei la questione “tattica”.
Io ho visto tanti bambini, tante persone agée, tanti “Ally” (alleati, eterosessuali e cisgender che supportano il mondo LGBT+), tanta “normalità”, ho sentito dire cose sensatissime sui diritti e sull’umanità perduta.
Ho visto signore che potevano essere mia madre (sono del ’61, fatevi un conto…) applaudire il corteo entusiaste dalle loro vetrine di Corso Buenos Aires o dai balconi delle loro case.
Testimoniare queste “manifestazioni” farebbe bene, secondo me, a chi non sa ancora cosa pensare del Pride.
Eppure sui siti delle maggiori testate giornalistiche, la sera stessa, c’erano solo “maschere di Papa Francesco”, “travestimenti” e “simboli fallici”.
Politicamente non mi interessa di convincere i convinti, quello è autoerotismo autoterapeutico, mi interessa aiutare chi non sa ancora di cosa è convinto a farsi un’idea, a costruirsi un’opinione.
Ad oggi questa è la vera ed effettiva maggioranza in questo paese. Questo è il target.
Ecco perché mi chiedo se alcuni comportamenti, vista la collusione fra il prurito della stampa e il narcisismo esibizionista, siano “utili” benché “legittimi”.
E soprattutto mi chiedo se il problema sia chi “esce dai binari” o chi è più interessato all’uscita dai binari e perché.
La prospettiva politica
Guardando e fotografando la marea umana pensavo ai miei amici che fanno politica che si lamentano che “la gente” è disinteressata, in particolare blaterano che “i giovani” sono disimpegnati.
Ve lo dico con affetto: togliete lo sguardo dal poster di Che Guevara che avete ancora in camera e andate per strada.
Parlate ai giovani anche di quello che sta accadendo oggi, che accadrà loro domani… magari fatevi, facciamoci raccontare come la vedono loro senza prescrivergli come la dovrebbero pensare.
«Ma io ho fatto il ’68!» Esticazzi!?
Perché dovrebbero mostrare interesse per fatti accaduti 70 anni fa e voi non mostrarne per il loro presente, per le loro battaglie?
Parliamo loro di valori e di principi, non di quando abbiamo saltato i fossi per il lungo perché sabato io ne ho visti a migliaia saltarli, semplicemente in un modo diverso dal nostro.
Non è vero che abbiamo interessi diversi, li pratichiamo in modalità diverse ma siamo assolutamente sullo stesso pianeta.
In qualche momento mi sono sentito un pesce fuor d’acqua, alle prese con un software completamente nuovo.
Mi sembrava di essere in un paese diverso, ho sentito parole che non conosco, ho visto gente che non conoscevo esultare per la presenza di gente che non conoscevo.
«Lui è…», «Lei è…»,
Ah…
Sono io che non li conosco, loro esistono anche se io non li conosco, non determino io la loro esistenza, non chiedono il permesso a noi adulti per esistere.
Esistono ed esistono come piace a loro. Come abbiamo fatto noi del resto quella volta là…
Questa è la memoria che non dovremmo mai perdere.
La prospettiva di Stefano
Abbracciare ed essere abbracciato mi ha commosso e mi ha reso felice.
Molti mi hanno ringraziato per il post scritto che Irene, mia figlia, ha condiviso su Instagram.
L’ho scritto sperando potesse essere utile e quando mi sono reso conto che, nel suo piccolo, lo era e lo è stato, ho pensato che alcune volte le intuizioni sono sogni in anticipo, precedono la realtà, la accolgono e la costruiscono, contemporaneamente.
Nella mia attività professionale lavoro con gruppi piccoli o addirittura con i singoli in una relazione uno a uno.
Erano anni che non interagivo con la massa, un numero non controllabile di sguardi.
Mi sono accorto di decine di foto ed ero incredulo. Incredulo e grato.
Sono davvero convinto che non esistano le cose belle ma che esistano solo occhi belli che sanno guardare le cose.
Senza occhi attenti e domandanti non avrebbe senso nessuna cosa.
Sentirmi guardato mi ha messo in contatto con questi occhi belli.
Ho la speranza di essere stato utile.
Il mio profilo LinkedIn comincia con “Aiuto le Persone”, che è il modo più intelligente che ho trovato nella mia vita per aiutare me stesso.
Ecco perché sono io a ringraziare chi ha reso possibile questa giornata di felicità.
Tutte le ragazze e i ragazzi di Bossy e anche lei, MammaBossy, che ho visto sbattersi come un leone nelle settimane che hanno preceduto il Pride fra carro, stampe, preventivi, sconti, allestimenti e quant’altro.
È bello sapere che ci sei, fossero tutte così le mamme del mondo.
Leggi Romani 1
Così saprai cosa dice quel Dio che tu stai giudicando.
Sono d’accordo. È vero. Mi piace ciò che hai scritto.
Mi fai pena, tu non hai capito nulla del vangelo. Leggendo quello che scrivi mi rendo conto di come satana ci sta prendendo in giro. Chiarisciti le idee prima che sia troppo tardi…tu non sei cattolico, sei verso la perdizione. Dio è misericordioso ma è anche giudice giusto.Ti ripeto, leggi il vangelo, tutto il vangelo, e mettilo in pratica in tutto non solo in ciò che ti fa più comodo.leggi anche l’apocalisse cercando anche di capirla possibilmente.Che tristezza
Bellissimo articolo, la prospettiva proposta di tolleranza, accettazione della diversità, sospensione del giudizio, è quella che bisogna abbracciare (per usare un termine in linea con l’articolo!). In fondo, come si possono risolvere in modo incontrovertibile tutte le questioni sui diritti civili? Semplice: le opinioni sulla pelle degli altri sono illegittime, inaccettabili. L’opinione, la doxa, è quella sul bello, sui gusti… forse nei diversi piani d’azione portati avanti proposte politiche… ma opinioni sulla bontà di un orientamento sessuale non sono accettabili perché riguardano l’altro. Vorrei dire sinceramente al signor Facheris che per qualche anno sono stato nella sua stessa prospettiva, cattolico che non se la sentiva di giudicare ed era aperto di mente. Poi, approfondendo le radici della sessuofobia cattolica, studiando la Storia, la filosofia cristiana e l’attardarsi della teologia su questioni irrisolvibili e lontane da processi logoici, ho capito che non aveva più senso definirmi cattolico, perché ho notato che troppa gente di tale categoria è inamovibile, gente che “tiene i suoi anni al guinzaglio e che si ferma ancora ad ogni lampione”, per citare Fossati. Da una istituzione millenaria fondata sulla metafisica e perciò su dogmi arbitrari ma statuari nell’essere dogmi, io non mi aspetto più nulla, vedo la secolarizzazione che avanza e l’ipocrisia di chi si erge a giudice terreno solo per piaggeria verso un Dio di cui è la contraddizione vivente. Non è l’idiotismo rurale dei credenti dei paesini (ci sto dentro) il problema… il problema sono le persone che vogliono forzosamente fermare le lancette della Storia e accettano interpretazioni delle Sacre Scritture proposte a tavolino da terzi, nonostante smentiscano le beatitudini e la morale terrena bellissima che se ne potrebbe trarre seguendo Gesù Cristo, il quale, che sia figura storica unica o meno, ha trasmesso ideali di fratellanza lungimiranti ben precisi, ritrovabili un po’ nel mondo antico. E così mi ritrovo in classe un’ora a settimana una professoressa di religione che sostiene che non tutti i desideri sono un diritto QUINDI avere figli per gli omosessuali è un capriccio come le fragole a novembre. Hai voglia a spiegare che la famiglia è istituto storico, ci sono studi longitudinali ecc. niente da fare! Beh credo che mi è legittimo non dirmi più cattolico, il suo intervento è stato duramente criticato dalla classe. Quello che consiglio ai cattolici come la mia prof di religione è di cambiare radicalmente, abbandonare la teologia che è aria fritta, non giudicare mai, non votare ovviamente gente che si basa sulla religione (tutto è politico, devo perciò dire anche questo…), abbracciare la fratellanza dei diritti umani che i laici stanno difendendo molto ma molto meglio, senza frontiere. Cosa dovete rappresentare? Dovete rappresentare l’inclinazione umana che è la metafisica e in quanto inclinazione umana è accettabile… rappresentare come dice il signor Facheris la credenza in un ente superiore che è un padre misericordioso che ci abbraccia, trovare forza vitale grazie a questa credenza, non giudicare chi non crede perché così non troverebbe la forza per vivere, perché anche chi non crede la trova. Siate sinceri con voi stessi e con gli altri, non fate del male… e sono certo, l’ipotetico Dio non punirà certo qualcuno per non aver bruciato incensi per lui, per non aver pregato, per un rapporto sessuale non finalizzato alla procreazione, per essere devoto a una morale umana e quindi accessibile e ferma! L’ipocrisia, questa punirà. Ma Papa Francesco mi ha anticipato, ha già detto “meglio un ateo che un cattolico ipocrita”: condivido appieno. Vi devo un grazie per lo spazio commenti, non è scontato!
Il punto non è cosa pensa Stefano, ma…cosa pensa Dio !!
E se mi posso permettere le scritture sono molto chiare.
Dio distrugge Sodoma e Gomorra perchè le due città erano dedite all’omosessualità.
Dio non giudica ? Dio non condanna ? Non capisco bene di quale dio ti stia parlando.
Di non è venuto a unire, ma a dividere:
Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. 35 Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; 36 e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua.
Mi dispiace ma Dio è venuto a giudicare e nella scrittura questo è molto chiaro.
Come dice Papa Francesco, chi siamo noi a giudicare… giudicherà Dio.
Solo una considerazione:
Ti prego….
Non definirti “CATTOLICO” perché non lo sei.
Non chi dice Signore Signore entrerà nel Regno dei cieli ma colui che FA LA VOLONTÀ DEL PADRE (Non la propria ..volontà)
Non sei coerente purtroppo… da una Cattolica coerente che non crede in un Dio soggettivo ma crede nel Dio che è Padre Eterno e Immutabile Onnisciente Onnipotente Perfettissimo MISERICORDIA INFINITA ma ANCHE PERFETTA GIUSTIZIA. Saremo giudicati anche per i peccati che abbiamo fatto fare.
Da Cattolica questa tua esternazione è stata per me scandalo ma ovviamente tutto nella libertà dei figli di Dio!
Articolo ben fatto, sembrerebbe che non vi sia nulla da eccepire, salvo che chiarire alcuni punti, i quali non possono essere contestualizzati.
La frase “Chi sono io per giudicare” va ben compresa nella sua sostanza, il cattolico (io sono cattolico) non può e non deve giudicare la persona in quanto persona, cioè, non può giudicare né l’intelletto né la ragione né tanto meno l’io della persona, il quale è di pertinenza di Dio, al contrario, le parole e i gesti vanno giudicati, in quanto sono espressioni della persona.
Ora, il giudizio non può essere sostenuto dalle proprie idee, le quali se poggiate sulle proprie convinzioni possono essere anche sbagliate, quindi il giudizio non può essere soggettivo, bensì oggettivo, e l’oggetto su cui si basa o si dovrebbe basare il giudizio è il Kerygma gesuano e gli insegnamenti apostolici.
Ora, che due persone dello stesso sesso vogliono unirsi, è una loro decisione, ma l’unirsi è un atto, il quale essendo conosciuto può essere esaminato proprio alla luce della Scrittura, quindi, il partecipare ad un Pride deve essere basato proprio su questa, non storcendo la scrittura per far dire ciò che si vuole, anche se è ben difficile farlo, ma accettando ciò che la scrittura dice in merito a certi atti, i quali per la loro natura non possono essere da essa supportati. (leggere Romani cap.1 in poi)
Un padre cattolico ama i suoi figli e li ama a prescindere da quello che fanno.
Ma tu partecipando a questo tipo di festa(forse non hai visto per intero il pride) non sei cattolico ,lo sei a modo tuo. Dimostri di non conoscere le scritture e quindi non parli come Dio e gli apostoli primo di tutti San Paolo , dimostri di accettare ogni tipo di perversione sessuale e psicologica e che non credi nella famigli come l’ha pensata Dio Padre e che i figli nascono solo all’interno di essa etc..
Io come cattolica accolgo tutti compresi i gay perché è giusto sia così e come il figlio prodigo il PADRE tante volte mi ha accolto e perdonato ma Lui sapeva che ero e sono pentita ma non posso giustificare il peccato e neanche permettere che distrugga il bene,il bello è l’innocenza. Non possiamo adattare la parola di Dio a nostro favore. E poi l’amore è Amore, la lussuria e la depravazione in mezzo a una strada…magari davanti ai piccoli che Gesù ama tanto è un altra cosa,così l’ostentazione pornografica dei corpi in atti,gesti e parole sono Sodoma e Gomorra . Amo le persone e non m’interessa sei sono omosessuali casa mia è casa loro ,ma come donne e uomini ma ciò che ho detto sopra no. E ricorda che Dio è quello che hai detto ma non è burattino..è anche GIUSTO GIUDICE. Sia lodato Gesù Cristo!
Quante stronzate! Si può essere cattolici omosessuali, ma non cattolici gay. Cioè non può essere cattolico uno che non solo ha delle tendenze sbagliate (cosa di cui potrebbe non essere colpevole), ma che le mette pure in pratica, commettendo deliberatamente atti impuri e condannati dal catechismo (e dal comune senso etico). Questo vale anche per gli “etero”. Non c’ è colpa se un maschio si sente attratto per le donne, ma se un uomo che si sente attratto dalle donne va a puttane o mette le corna alla propria moglie, di colpa ne ha sì, e tanta! Tanto meno può andare in giro ad esaltare le sue azioni, ‘sto porco. E tanto meno può farlo in nome della sua religione.
Certo ognuno è libero di partecipare ai gay pride che vuole, così come ognuno è libero di masturbarsi o di fare il feticista, o eccitarsi con il suo gatto, o di alzarsi alle 3 di notte a ballare nudo la mazurka. De gustibus non est disputandum. Ma da qui a dire che queste cose sono buone e giuste (e non si possono criticare), ne passa. Soprattutto queste pagliacciate non ha senso che siano finanziate dall’ ente pubblico, usando i soldi dei contribuenti.
Carissima Carla, quando Lo incontrerò, mi dirà se e dove mi sto sbagliando.
E sono certo che non mi dirà che Gli faccio pena ma mi abbraccerà e mi spiegherà un sacco di cose e io Lo ascolterò volentieri…
Per il momento, leggo il Vangelo (maiuscolo, ti prego…) tutti i giorni e provo a fare del mio meglio.
Ad esempio dispiacermi per la tua pena e la tua tristezza.