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Reggio Emilia: il Pride che ci farà girare il mondo!
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Reggio Emilia: il Pride che ci farà girare il mondo!

Articolo di Pietro Balestra

Giugno, si sa, è il mese del Pride, manifestazione che celebra tutte quelle identità che sono solitamente nascoste e denigrate. È una festa che si tiene quasi in tutto il mondo, in cui tutte e tutti sono benvenuti, ricca di colori, carri e costumi stravaganti, un’esibizione dell’orgoglio di essere ciò che si è! Anche grazie a questo tipo di sensibilizzazione, l’anno scorso, anche l’Italia ha avuto la sua legge che regolamenta le coppie dello stesso sesso… Ma c’è ancora tanto da fare per la completa parità…
Quest’anno, in particolare il 3 giugno 2017, per la prima volta anche Reggio Emilia avrà il suo Pride! Cosa implica e cosa significa che anche una città piccola sia protagonista di questa grande festa?
Abbiamo chiesto ad Alberto Nicolini, presidente di Arcigay Gioconda di Reggio Emilia, di parlarcene.

Qual è il ruolo di Arcigay in una città piccola come Reggio Emilia?
«Arcigay a Reggio Emilia è una realtà piccola ma importante. Abbiamo un centinaio di iscritti ufficiali, di cui un nucleo di una ventina di persone costantemente attive lungo tutto l’anno. Siamo tuttavia presenti continuamente sui giornali e nelle piazze, con eventi di sensibilizzazione nelle scuole, per la salute – nel 2016 abbiamo aiutato l’ospedale e la Croce Rossa a fare diverse centinaia di test HIV in piazza –, ma sopratutto di influenza politica: a Reggio abbiamo passato due anni a lavorare con le persone sulla tematica del matrimonio egualitario, e non a caso abbiamo avuto la prima unione civile d’Italia.»

Quale rapporto c’era e c’è adesso tra l’associazione e la città?
«Siamo passati da anni di poco attivismo, con volontari storici che faticavano a portare avanti le battaglie, a diventare una delle associazioni più attive della città. Ma la cosa più importante è che, nel nostro piccolo, stiamo aiutando molto a fare rete tra tante realtà diverse.»

Che differenze pensate ci siano tra la vostra realtà e quelle simili in città più grandi, come Bologna, Milano, Napoli..?
«Siamo i fratelli minori, ma a Reggio ci distinguiamo anche per essere molto pragmatici. È un tratto emiliano di cui andiamo molto fieri!»

Quello del 3 giugno 2017 sarà il primo Pride per Reggio Emilia. Perché proprio adesso?
«Organizzare un Pride è uno sforzo enorme: ci lavoriamo da novembre, e il mio telefono squilla almeno quaranta volte al giorno. Per una cosa del genere serve un comitato stabile, un rapporto di fiducia con l’amministrazione e gli altri partner nel territorio, ma soprattutto una cittadinanza che ti capisce. Arriviamo a questo Pride grazie ai quattro anni di lavoro fatti fin qui, e alla nostra consapevolezza dei bisogni politici che abbiamo, come la questione dei migranti LGBT in fuga da paesi ostili, o delle persone che ancora faticano a scoprirsi e vivere serenamente il proprio essere, anche da noi. La legge sulle unioni civili ha portato molto dibattito, ora vogliamo spingere perché la gente voti alle prossime elezioni chi sosterrà il matrimonio egualitario: per questo è giusto che il Pride si espanda ai piccoli centri. Ma, alla fine, facciamo il Pride per quel ragazzino undicenne che, come me allora, si sente unico, diverso, e magari viene preso a sputi per strada: è la visibilità di ognuno di noi che fa la differenza per chi verrà dopo.»

Che impatto pensate avrà il Pride sugli abitanti di Reggio Emilia?
«Piacerà moltissimo! Sarà una gran festa di strada che farà riflettere su chi è veramente una persona trans, bisex, omosessuale… E sul fatto che i bambini delle famiglie arcobaleno sono poi bambini come tutti gli altri. Speriamo che tante e tanti possano respirare meglio pensando a sé stessi, dopo: il messaggio politico è che l’Italia deve fare un passo deciso verso l’uguaglianza come il matrimonio egualitario; il messaggio umano è che, se i valori sono inclusivi e giusti, si può cambiare il mondo!»

 

Non sono soltanto questi i motivi a rendere speciale il Pride di Reggio Emilia: dal 12 al 18 giugno 2017, si terrà in città la seconda edizione del festival cinematografico EstAsia – Cinema d’Oriente, che dedicherà in data 15 giugno un’intera serata al cinema LGBT. Ce ne parla Graziano Montanini, presidente dell’Associazione Cineclub Peyote e coordinatore del festival.

 

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«Nel 2015, con la fine dell’esperienza di Asian Film Festival sul territorio reggiano, ci siamo posti alcune domande: ha senso continuare l’esperienza di un festival di cinema orientale? Se sì, come farlo? La risposta è stata che un festival di cinema non poteva essere una realtà a sé stante, distante dal territorio e da chi ci vive: allora abbiamo cominciato a contattare associazioni già esistenti per costruire il festival insieme a loro. Pensare ad Arcigay Gioconda è venuto naturale: in oriente le tematiche LGBT sono molto sentite e la produzione cinematografica in tal senso è molto ampia; a Jakarta, in Indonesia, c’è stato fino a quest’anno uno dei maggiori festival di cinema a tema LGBT, l’unico in un paese musulmano. Le condizioni, insomma, erano favorevoli per un dialogo e per l’organizzazione di una serata tematica che si è tenuta a giugno 2016 durante la prima edizione del festival, nella quale abbiamo proiettato Irrawaddy mon amour, un documentario sul primo matrimonio omosessuale in Birmania (con la presenza in sala del regista), e A girl at my door, un bellissimo film coreano a tema. Quest’anno proseguiremo la collaborazione con Arcigay Gioconda per la seconda edizione del festival, in stretta sinergia col Pride di Reggio Emilia.»

Abbiamo inoltre chiesto ad Alberto Nicolini di parlarci di questa interessante e molto promettente collaborazione.

Quando e come è nata l’idea di collaborare con il festival cinematografico EstAsia?
«Il festival ci aveva contattato per una proiezione di documentari a tema l’anno scorso, e siamo andati di corsa! Sia per parlare con un pubblico diverso dal nostro solito, che per scoprire cosa succede a chi nasce dall’altra parte del mondo e cosa possiamo imparare e fare per sostenerci l’un l’altro. Da allora segnaliamo al festival film a tema che ci sembrano importanti.»

Quale messaggio intendete passare, organizzando una serata cinematografica il cui focus non è solo sulle questioni LGBT, ma anche sull’internazionalità?
«Reggio Emilia è la città d’Italia con più nazionalità nella sua popolazione: capirsi è un dovere. Sentire con il cuore, non solo intellettivamente, che i sentimenti e le esperienze, alla fine, sono gli stessi per tutti, è una rivelazione più profonda di quanto non si creda. Il nostro augurio è che il Pride aumenti la visibilità di questo bel festival, portando più spettatori. Lo merita!»

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