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Sanremo racconta l’Italia, l’Italia racconta Sanremo
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Sanremo racconta l’Italia, l’Italia racconta Sanremo

Articolo di Rachele Agostini

È sempre la stessa storia.
“Io non lo guardo, è una noia mortale.”
“Ahah cosa vuoi che me ne freghi?”
“Ho smesso di seguirlo, ormai non vale più nulla”.

E poi ogni anno va a finire che per un’intera settimana i discorsi di tutta Italia ruotano intorno ad una cittadina ligure di nemmeno 60.000 abitanti, al punto che nelle conversazioni quotidiane sostituisce le discussioni sul tempo come “argomento jolly”, e fatti di cronaca anche piuttosto rilevanti passano in qualche modo in secondo piano.

Perché da 66 anni a questa parte, Sanremo è una parte fondamentale della nostra cultura; perché “è il Festival della Canzone Italiana, la musica è la sola cosa che davvero conta” era vero quando la kermesse entrava nelle case degli italiani per mezzo della radio – e forse nemmeno allora.

Quest’anno poi, sembra essere ancora meno vero: le cinque serate (per il secondo anno condotte e “disegnate” da Carlo Conti) hanno riscosso un successo letteralmente senza precedenti sulle piattaforme social, che si è riflesso nelle percentuali di share più alte degli ultimi 11 anni (con picchi vicini al 53%).
Milioni e milioni di persone incollate allo schermo della tv, ma con lo schermo del telefono sempre sotto gli occhi, perché esprimere le proprie opinioni (e leggere quelle degli altri) diventa uno spettacolo nello spettacolo, e non è più esclusiva dei giornalisti che affollano la sala stampa.
Ogni sillaba pronunciata e ogni passo mosso sul palco dell’Ariston sono ingigantiti nel loro valore, e le questioni politiche ed etiche in cui immancabilmente si scivola finiscono per raccontare meglio di qualunque analisi sociale quello che sta succedendo nel nostro Paese.

Ma allora… che cosa ci ha raccontato, quest’anno, il Festival di Sanremo?

L’iniziativa #SaremoArcobaleno, che ha acquisito maggior seguito di serata in serata, ci ha mostrato che il riconoscimento delle unioni civili è una necessità percepita anche da chi non ne è coinvolto direttamente, perché ha a che fare col conferire a tante realtà la dignità che meritano; dall’altra parte, la poca importanza che Rai Uno sembra aver dato alla questione (nei discorsi a malapena accennati dal telegiornale e dallo stesso Conti così come nelle reazioni tiepide della platea dell’Ariston davanti alle battute che Virginia Raffaele e Rocco Tanica hanno fatto in proposito) e alcuni comportamenti vergognosi che hanno avuto luogo sui social (come ad esempio gli attacchi che Elton John ha iniziato a ricevere dal momento in cui è stata resa nota la sua partecipazione al Festival) dimostrano che c’è ancora tanto da fare.

Virginia Raffaele, a detta di molti la vera vincitrice di questa sessantaseiesima edizione, ha messo a tacere quella (purtroppo ampissima) parte di stampa e pubblico che si ostina a voler separare “quelle belle” da “quelle simpatiche”, e semplicemente facendo il suo lavoro ha dimostrato che si può essere più di una cosa per volta; dall’altra parte, l’accanimento mediatico nei confronti di Gabriel Garko ha dimostrato chiaramente che questo problema non riguarda soltanto le donne.

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Le interpretazioni di “Blu” e “A mare si gioca” – rispettivamente da parte di Irene Fornaciari in qualità di concorrente e Nino Frassica in qualità di ospite – ci hanno fatto capire che non è ancora stato fato abbastanza per risolvere il problema dell’immigrazione.

La giovane campionessa di atletica Nicole Orlando, e ancora di più il musicista torinese Ezio Bosso, ci hanno dimostrato – direttamente con le loro parole, ma anche indirettamente con i commenti di cui sono stati protagonisti – che la disabilità non va certo nascosta, ma nemmeno “capita” o “compatita”. Va semplicemente inclusa, e forse ancora non ne siamo capaci.

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Insomma… mentre le strade di Sanremo iniziano a svuotarsi e le radio già programmano le canzoni che si sono date battaglia nei giorni appena trascorsi, mentre smoking e abiti da sera vengono riposti di nuovo negli armadi e i giornalisti ancora battono freneticamente sulla tastiera, inizia per tutti noi una sfida: quella di occuparci di più e meglio del nostro Paese per renderlo più presentabile quando, tra un anno, si specchierà di nuovo nelle acque di Sanremo.

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