Articolo di Lenny Melziade
Vorrei andare direttamente al sodo per aprire questo articolo. Niente preamboli, niente introduzioni. Niente. Voglio dirlo qui e subito, perché sia forte e chiaro: lo stealthing è una pratica oscena, fa schifo su tutti i fronti ed è un vero e proprio abuso. Si tratta di violenza sessuale, senza se e senza ma.
Probabilmente non è il primo articolo che leggete a riguardo, ma nel caso lo fosse ecco una utile definizione:
Stealthing*: rimozione non consensuale del profilattico durante un rapporto sessuale, nonostante l’accordo di utilizzarlo. Include anche il deliberato e volontario deterioramento del condom, all’insaputa del partner.
*to stealth in inglese significa “fare qualcosa senza essere notati”
Esatto, non consensuale. Siccome a casa mia se non c’è consenso, nell’ambito di rapporti sessuali, si parla di violenza, lo stealthing è una violenza sessuale. Giusto per ribadire i concetti.
Se all’inizio di un rapporto si specifica chiaro e tondo l’intenzione di voler avere un rapporto sicuro, si instaura una fiducia verso il partner che viene meno nel momento in cui il profilattico viene rimosso. Si ha quindi un rapporto non consensuale, perché inizialmente il consenso per il sesso non protetto NON era stato dato, e se non c’è consenso si parla di violenza.
Lo stealthing è recentemente apparso sulle nostre bacheche grazie a uno studio condotto da Alexandra Brodsky, reperibile nel Columbia Journal of Gender and Law.
La studiosa ha sottolineato l’importanza primaria di dare un nome e un lessico a questa barbara pratica, per dare modo alle vittime di parlarne e considerarla per quello che è: una violenza (repetita iuvant).
Tante vittime infatti non sono sicure di avere subito una vera e propria violenza. Parlano di essersi sentite “fregate” o di aver avuto esperienze vicine alla violenza. È stata definita anche “stupro invisibile” e trovo che il termine sia abbastanza calzante e abbia una nuance interessante.
Nel suo report la Brodsky cita varie interviste, effettuate già a partire dal 2013, a vittime di questo abuso, purtroppo ormai sempre più comune soprattutto tra i giovani. Alcune vittime intervistate hanno riportato di non essersi affatto accorte della rimozione del condom, alcune fino al momento dell’eiaculazione, altre fino alla confessione da parte del partner. Sempre nelle interviste, troviamo testimonianze di vittime che sono ricorse a metodi contraccettivi d’emergenza o che hanno dovuto effettuare test per le malattie sessualmente trasmissibili. Il tutto, ovviamente, senza il supporto del partner/carnefice.
Non c’è in realtà bisogno di uno studio approfondito per capire che questa pratica pone le vittime in reali rischi. Non solo di gravidanze non desiderate, ma anche di malattie sessualmente trasmesse. Senza contare la gravissima violazione di dignità e mancanza di rispetto.
La Brodsky sottolinea anche come l’atto sia potenzialmente illegale sia civilmente che penalmente (in America). Non esiste però in nessuno Stato una legge che parla di stealthing in maniera precisa, ma in base alla sua stessa definizione andrebbe affiliata a un qualsiasi stupro, perché viola un consenso “condizionale”:
«Sono d’accordo sul fatto che violi il consenso condizionale: c’è una differenza enorme tra accettare di fare sesso con un preservativo ed accettare di farlo senza. Il primo è sesso protetto (al netto della protezione offerta da un preservativo che, seppur non perfetta, è la migliore che abbiamo), il secondo ti espone al rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, incluse HIV ed herpes recidiva.»
Tracey Cox
Secondo Alix Fox, esperta di relazioni e sessualità e impiegata della Durex, non si tratta di una pratica solo eterosessuale: anche ragazzi gay hanno subito questa pratica durante rapporti anali. Purtroppo non si parla nemmeno di pratica solo maschile perché ci sono donne che bucano il preservativo volontariamente, mettendo alla stessa maniera il partner a rischio di malattie e gravidanze non volute.
Si potrebbe obbiettare che non è esattamente la stessa cosa, che il “sabottaggio” avviene prima e non durante il rapporto, ma in ogni caso si tratta di utilizzare consapevolmente un condom fallato nascondendolo al partner.
Spesso lo stealthing è stato definito come violenza di genere a discapito femminile, ma, per quanto la percentuale sia bassa, esiste la controparte effettuata dalle donne. È leggermente diversa ma altrettanto riprovevole.
La cosa ancora più allarmante, riportata dallo studio della Brodsky, è però la nascita di vere e proprie comunità online di violentatori (perché tali vanno definiti), che si riuniscono per narrare le loro (nefande) prodezze e darsi consigli e manforte. Alcuni di questi gruppi inneggiano al “diritto dell’uomo di spargere liberamente il proprio seme”, cosa che rende il tutto ancora più nauseante (come se già non lo fosse).
Inutile dire come questi gruppi inneggino a una certa supremazia maschile, con un intrinseco machismo, e abbiano una forte componente misogina.
La pratica era pressoché sconosciuta fino a poco fa e dobbiamo ringraziare lo studio della Brodsky per averla messa sotto i riflettori.
Il motivo per cui non ne avevamo (quasi) mai sentito parlare potrebbe dipendere da vari fattori: spesso le donne che si rivolgono a centri di ascolto per le violenze non sono sicure di aver subito un vero e proprio stupro. Quasi tutte si sentono, sì, violate, ma mediante una pratica che è vicina alla violenza ma che spesso non sentono come una violenza vera e propria; magari si sono sentite “fregate”, di sicuro umiliate e arrabbiate, ma non riescono a concepire questo atto come non consensuale e violento fin dall’inizio, descrizione perfetta a definire uno stupro in piena regola.
Questa insicurezza potrebbe sicuramente spingere la maggior parte delle vittime a non denunciare il fatto, a maggior ragione, come spesso accade quando si tratta di partner occasionali. Temono infatti di subire victim blaming, o di non essere prese sul serio in caso di processi o denunce.
Ci sono stati, a tal proposito, pochissimi casi processati, uno recente in Svizzera ai danni di un uomo che aveva conosciuto una partner occasionale su Tinder. In questo caso è stata creata una normativa ad hoc.
In ogni caso, togliere il preservativo durante un amplesso è un grave affronto alla dignità di una persona, che ha dato il consenso a un rapporto sessuale PROTETTO.
I danni dello stealthing possono essere emotivi, fisici ma anche economici.
Grazie alla viralità dei social media abbiamo letto vari articoli a riguardo in questi giorni. Abbiamo ora un termine preciso e sappiamo che si tratta di stupro.
No significa no in OGNI caso, dall’inizio alla fine del rapporto.