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Wolf Children, un film che ci insegna ad accettare
Dark Light

Wolf Children, un film che ci insegna ad accettare

Articolo di Laura Losanna

Quando mi è stato consigliato per la prima volta, mi è stato descritto in modo molto poetico
come “una tisana calda che riscalda il cuore”.

Non posso che concordare: ciò che colpisce di Wolf Children​, film d’animazione giapponese scritto e diretto da Mamoru Hosoda​, è innanzitutto l’estrema delicatezza con cui viene raccontata una storia che si occupa di un tema importante e complesso, senza però perderne in profondità. L’effetto non è quello di un pugno allo stomaco, ma piuttosto di una carezza.

Uscito nelle sale giapponesi nel luglio del 2012 e arrivato nei cinema italiani nel novembre del 2013, Wolf Children si riconferma, a distanza di qualche anno, ancora estremamente attuale. Questo film affronta principalmente tre grandi problemi: quello della diversità, quello della genitorialità e quello del sacrificio. Tutti e tre questi problemi possono essere riassunti in una tematica comune, che corrisponde al messaggio ultimo del film: il tema dell’accettazione​.

L’articolo procederà prendendo in considerazione, passo a passo, tutte e tre le declinazioni di questo macrotema principale. Cercherò, per quanto mi sarà possibile, di evitare qualunque tipo di spoiler, ma se preferite guardare il film scevri di ogni possibile anticipazione o giudizio, vi consiglio caldamente di recuperarlo subito (è disponibile, ad esempio, su Netflix) e, soprattutto, di prendervi qualche minuto dopo la fine per rimanerne coccolati ancora un po’ prima di tornare a leggere questo articolo, che spero possa darvi qualche interessante spunto di riflessione.

Partiamo innanzitutto dal problema della diversità​. Hana, una studentessa universitaria, si innamora di un ragazzo che scoprirà essere un uomo-lupo​. Nel nostro sentire comune è istintivamente presente, già dal tempo delle fiabe, la credenza secondo cui il lupo è incarnazione di violenza e aggressività per eccellenza. Nonostante ciò, Hana scoprirà che il ragazzo che ha deciso di amare è l’esatto opposto: egli è infatti dolce, premuroso, gentile. Perché, del resto, avrebbe dovuto essere sicuramente malvagio e violento? Per usare le parole del loro figlio Ame: “perché i lupi fanno sempre la parte dei cattivi?”.

In realtà, non ce n’è alcun motivo. È solo un pre-giudizio, un giudizio che viene formulato a priori, senza tenere conto della realtà dei fatti. Wolf Children​ è dunque un invito a guardare l’altro senza pregiudizi​, perché essi ci chiudono di fronte alla vita, generando una paura che molto spesso si rivela infondata.
Questo tipo di paura paralizza non solo chi la prova, ma anche chi ne è vittima, in quanto ne è oggetto. Come il padre così anche i figli Yuki​ e Ame​ dovranno imparare a nascondere la propria vera natura agli occhi degli altri uomini, perché sanno che non sarà accettata.
Questa situazione di chiusura nei due bambini si trasforma in sofferenza. E al contrario, quando sono liberi di vivere la loro natura in completa libertà, sono davvero felici e sereni.

Sentirsi oppressi da un mondo che, per ignoranza, non ci accetta così per come siamo non può che portare ad un circolo vizioso di sentimenti negativi che investe non solo chi è accecato dalla paura che nasce dal pregiudizio, ma anche chi di questo pregiudizio ne è vittima. Bisogna avere il coraggio di spezzare questo concatenarsi di eventi agendo alla radice: accantonando il pregiudizio e impegnandosi a conoscere l’altro per come effettivamente è.

Il tema della genitorialità costituisce la colonna portante dell’intero film. Come già suggerisce il titolo, Wolf Children è innanzitutto una storia di crescita – crescita che, tuttavia, si presenta subito come problematica, data la particolare natura dei bambini: sono infatti bambini-lupo. Hana, la madre, nonostante la difficoltà del compito, si impegnerà con tutta se stessa per assolverlo: dopo la loro nascita, deciderà di dedicare interamente la sua vita ad allevarli con amore, perché crescano nel migliore dei modi.

I problemi che sorgono sono molteplici e il fatto che i suoi figli siano bambini-lupo complica molto la situazione: come fare a crescere dei bambini che sono diversi da tutti gli altri? Questa domanda spinge Hana a occuparsi da sola dei propri figli, nascondendoli il più possibile dallo sguardo altrui per proteggerli, passando giorno e notte a studiare per trovare i metodi educativi più adatti, cercando per loro un posto nel mondo in cui possano crescere nel modo più sereno possibile. Tutto questo, contando unicamente sulle proprie forze.

Hana mostra una dedizione, una tenacia e una perseveranza senza pari. Quello che colpisce di lei è il suo continuo lottare e il suo non arrendersi mai di fronte alle difficoltà. Del resto la missione che si è prefissata richiede grande dedizione e impegno costante: assicurare ai propri bambini una vita normale, in cui possano vivere liberamente la propria natura, perché possano, un giorno, essere messi nelle condizioni di poter scegliere il tipo di vita più adatto a loro – quello da essere umano oppure da lupo. Hana vuole quindi assicurare loro anzitutto un futuro. Per farlo, cerca di costruire giorno per giorno un ambiente che permetterà ai suoi figli di scegliere in totale libertà la vita che preferiranno vivere.

Tuttavia ciò non è affatto semplice: talvolta Hana, per paura, sembra fare fatica ad accogliere le inclinazioni personali che si manifestano in Yuki e in Ame, mano a mano che crescono. Ma l’amore per i suoi figli la aiuterà a superare ogni timore, ogni sofferenza e ogni dubbio. Alla fine riuscirà a fare spazio nel suo cuore ad un’accettazione incondizionata della loro libertà di autodeterminazione. È proprio questa la forma di amore più grande che un genitore può nutrire nei confronti dei suoi figli: lasciarli liberi di essere quelli che sono e di vivere la propria vita in serenità, seguendo la propria strada, che per ognuno è unica e speciale, oltre che estremamente personale.

Infine l’ultimo grande tema che emerge da questo film è quello del sacrificio. Anche se oggigiorno siamo abituati ad ottenere tutto e subito, almeno per quanto riguarda la maggior parte delle cose di cui sentiamo il bisogno o il desiderio, non dobbiamo dimenticarci che le cose che sono davvero importanti nella nostra vita e che ci realizzano, ovvero obiettivi, valori, desideri e passioni, si possono raggiungere solo attraverso il duro lavoro, l’impegno e il sacrificio. Anche nel caso dei sogni che appaiono irrealizzabili, la chiave è la dedizione che mettiamo nella nostra battaglia quotidiana per raggiungerli.

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Hana ne è la dimostrazione: pur in una situazione apparentemente senza via di uscita, si è rimboccata le maniche, senza lasciare che le difficoltà le spegnessero il sorriso. Ha lottato con tutta se stessa, abbandonando la sua vecchia vita e ripartendo da zero, da una casa in stato di totale abbandono, che restaurerà con le proprie stesse mani. Faticherà nei campi e lavorerà duro pur di raggiungere l’obiettivo a cui tende con tutta sé stessa: costruire un futuro per i suoi bambini.

Hana accetta tutte le difficoltà che le piombano di volta in volta addosso e, anche se la vita le rema contro, lotta quotidianamente a difesa di ciò che crede. Anche questo significa accettare: non gettare la spugna, accogliere ogni tipo di ostacolo che si trova sul personale cammino e impegnarsi a trovare una soluzione per aggirarlo, al costo anche di qualche sacrificio. Del resto ogni sorte, anche la più avversa, può piegarci, ma mai spezzarci del tutto se decidiamo di accoglierla e di farla nostra: rimodellandola a poco a poco attraverso le nostre azioni, con pazienza e tenacia, sarà infatti possibile farle imprimere una nuova traiettoria e farle cambiare rotta.

Il sorriso con cui Hana affronta tutte le difficoltà è per noi un messaggio di speranza: la vita può essere dura e spietata, ma la perseveranza, lo spirito di sacrificio e il duro lavoro ci possono portare ovunque noi vogliamo, se crediamo fermamente e ci impegniamo a difendere con coraggio ciò per cui abbiamo deciso di lottare.

 

Questo film sprigiona una forza straordinaria, che eppure viene mediata da un disegno pieno di linee curve e armoniose, da colori delicati e da un incedere lento della trama. Tutto all’interno del film contribuisce a rendere la narrazione dolce e avvolgente, come se fosse un abbraccio. Wolf Children esprime una grandissima fiducia nelle risorse dell’essere umano, che è capace davvero dell’impossibile, nonostante la sua debolezza, il suo costante cadere vittima della paura, la sua fragilità. Hana ha amato un uomo-lupo e ha trovato un posto nel mondo dove crescere i suoi figli al meglio, nonostante tutto. La chiave è stata semplicemente amare, aprirsi, accettare.

View Comment (1)
  • Ho amato e tutt´ora amo questo film, e puntualmente scoppio in lacrime alla fine come se fosse la prima volta. MA. C´è giusto un piccolo “ma” al tuo articolo.
    [SPOILER PER CHI NON HA VISTO]
    Questo film parla di accettazione, eppure vediamo che, alla fine, c´è un personaggio che non si accetta, che decide di rinunciare ad una parte di sé per conformarsi alla societá, e trovo che questo sia davvero molto triste.
    Mentre Ame abbraccia appieno il lupo che é in lui, Yuki decide di rinunciare, di tagliare quella parte di sè che la rende speciale in nome della conformità, dell´essere una qualsiasi ragazza, normale e anonima che studia e si comporta in maniera femminile. Viene conformata agli standard, a ció che la società si aspetta da lei. Trovo che questa sia la cosa più triste dell´intera storia narrata. Peró in fondo tu ti concentri su Hana nel tuo articolo, e trovo che la tua descrizione sia perfetta. Hana é quel tipo di persona a cui tutti dovrebbero ispirarsi.

    Peró, seriamente, la scena di Hana e di WolfMan (Kaze, secondo il fandom) che passano la loro prima notte insieme con lui trasformato da lupo se la potevano risparmiare .-.

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